Terremoto in Irpinia
Ettari a
migliaia sparsi sul dorso del colle
– o Terra! –
ti scuoti simile a un seno
sconvolto
da infiniti singhiozzi di pianto.
Di fuoco e di polvere un rigetto
rigurgita
assomigliandosi a franose montagne.
Nuovi corsi s’aprono e ti
scorrono
per la china dei fianchi rocciosi,
sradicando gli affetti.
E l’acqua
va mischiandosi al sangue.
Ecco: il nostro contributo
ti prendi in vite umane
per i nostri peccati.
L’Agnello è stato immolato
ancora stasera di novembre,
e
grida spirando con voci di bimbi sconvolti.
Nella morte essi hanno invocato:
–
Venga il tuo regno e salvaci, Signore! –
E gemono, udite?
Gemono i nascituri in
grembo alle madri
come l’urlo che giunge dovunque,
lamentoso canto di morte,
dal villaggio dove la vecchia culla
nella mente tristemente impazzita,
il
figlio trentenne schiacciato dagli affanni
scivolati assieme alle pietre dal
pendio.
Dalla silloge "Tra veglia e sonno" © Antonia Calabrese