Dalla parte della donna.
di Renato Gioja
E’ indubbio che il genere umano sia composto da uomini e donne creati ambedue di stessa materia e con la stessa capacità di pensiero. L’uomo più forte e quindi più adatto alla fatica fisica, la donna più esile e più dotata di sensibilità ma tutti facenti parte di questo mondo terreno, nati allo stesso modo con il diritto ad essere considerati allo stesso modo. Ma, purtroppo, non è così a scapito della donna a cui sono sempre stati assegnati ruoli meno rilevanti nonché stereotipi di dubbio valore. Già nella Bibbia la donna appariva provocatrice ed è infatti fu Eva a “mangiare la mela” coinvolgendo Adamo nel “peccato” cioè è la donna l’origine e l’uomo la conseguenza. Peggio è Salomè e la sua danza dei sette veli dove emerge la sensualità quasi che la donna non avesse null’altro da proporre che la seduzione. La medesima considerazione si è protratta nel tempo con sfumature diverse ma sempre con la donna provocatrice e l’uomo adescato. Nella pittura e nella scultura la donna è spesso nuda certamente per esaltare l’armonia delle sue forme ma velatamente il corpo vuol generare desiderio, la bellezza del corpo nudo per suscitare la morbosità nell’uomo. Anche nella Giustizia la donna è stata oggetto di sottovalutazione, ad esempio in tanti casi di violenza sessuale dove in tribunale la strategia difensiva dell’uomo stupratore ha sempre cercato di addossare la responsabilità dell’accaduto alla donna provocatrice. In Italia molto è cambiato con i riconoscimenti resi possibili dai movimenti femministi degli anni ’70 il cui progetto ha demolito le tradizionali regole affinché fosse rivista la posizione della donna nella Società ma é stato necessario molto tempo per raggiungere qualche obiettivo concreto e purtroppo quella spinta fatta di partecipazione attiva ha rallentato la sua forza e di essa forse oggi non si ricorda più nulla benché siano applicate le leggi che ha generato. Ciò che è mancato è stata l’adesione del maschio alla nuova cultura come, ad esempio, nel mondo del lavoro dove ancora per le donne sono aleatori i riconoscimenti, professionali ed economici, e persistono pregiudizi e discriminazioni. Ancora oggi se si pensa al personale di un negozio si pensa ad una commessa come anche ad una cassiera, quindi donne, ma se si pensa al direttore si pensa ad un uomo. Se poi andiamo a vedere i risultati, già a partire dalla formazione, la donna emerge per impegno e per capacità che poi riversa nel mondo del lavoro, quando permesso. Come rinnovamento dell’azione degli anni ’70, obiettivo attuale dovrebbe essere di pervenire al riconoscimento totale del valore della donna senza necessità di leggi protettive ma solo come una normalità.