MISTERI della VITA. La reincarnazione.
L'ipotesi di Jan Stevenson di Roberto Ajala.
La reincarnazione. L’ipotesi di Jan
Stevenson.
Dopo aver
letto le pubblicazioni di studiosi, noti e meno noti, sarà naturale
interrogarsi quale ipotesi potrebbe essere più attendibile cioè se la vita sia
unica o se vi sia una sequenza di vite che fanno riferimento ad una medesima
origine. Nulla è scontato su questo quesito ma é certo che non esistono prove che
facciano prevalere un credo sull’altro. Si tratta di scegliere per “fede” o se approfondire
secondo le intuizioni della scienza ma mentre la fede è assolutamente priva di
contenuti probanti, la scienza arranca su ipotesi che, benché aprano nuove
possibilità, non risolvono affatto i dubbi.
Uno dei maggiori
studiosi della tematica della reincarnazione è stato il medico psichiatra Jan
Stevenson (1918 - 2017) che ha analizzato eventi che ne dimostrano l’esistenza avvenuti
prevalentemente nelle aree dove il riconoscimento della reincarnazione è
accettato come parte della natura. Sulla materia l’autore ha realizzato almeno
2.000 dossier di casi esaminati e nella sua pubblicazione “Reincarnazione, 20
casi a sostegno” (Twenty Cases Suggestive
of Reincarnation - 1966 American S.P.R. New York) descrive episodi di bambini
che ricordavano di aver già vissuto in determinati luoghi, di essere
appartenuti a determinate famiglie, di essere stati protagonisti di fatti
relativi alla loro vita precedente. In questa sua indagine, condotta con metodo,
Stevenson ha associato ai fatti raccontati dai protagonisti la verifica in loco
recandosi personalmente con l’attuale famiglia del bambino presso quella indicata
come vissuta nella vita precedente. I bambini hanno ritrovato i luoghi, le
strade, le persone, hanno raccontato episodi, sono state riconosciute le madri,
confermati gli avvenimenti. Questi ricordi però si sbiadivano fino a svanire
con la crescita dei bimbi. Anche sul corpo restavano i segni del passato per
cui un cerchietto nel petto ricordava il colpo di fucile che aveva spento una
vita precedente, oppure l’attuale andatura claudicante era conseguenza di una
antica caduta da cavallo oppure la fobia per il fuoco perché morti bruciati
ecc… Il citato trattato di Stevenson consta originariamente di circa 350 pagine
ed è quindi molto dettagliato e descrive venti casi che vanno dallo Sri Lanka
al Brasile ed altrove. Questo medico non va alla ricerca della notizia
eclatante che gli porti notorietà ma effettua uno studio serio dal grande
valore scientifico destinato ad una cerchia limitata di persone. Ne è la prova
il fatto che la pubblicazione in Europa di questa suo libro è avvenuta solo nel
1984, benché scritto nel 1966. E’ lo stesso Stevenson che invita all’analisi
critica del suo operato nell’ottica della ricerca scientifica. Una osservazione
su quanto descritto potrebbe essere che nelle vite “precedenti” è costante la
morte per incidenti o omicidi. Vite cessate anzitempo che potrebbero fanno
optare per possessioni temporanee da parte dello spirito di un defunto più che
a reincarnazioni. Come se lo spirito del defunto volesse in questo modo
proseguire nel suo percorso materiale occupando un corpo fisico e la vita
descritta sarebbe quindi il racconto da parte di un’altra persona e non di una
reincarnazione.
Certo è che
parlare di questi argomenti con la superficialità di un lettore non qualificato
può essere presuntuoso ma potrebbe essere utile per generare curiosità, forse l’inizio
di un interesse, forse il richiamo di episodi personali accantonati perché
incomprensibili.