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Lite al parcheggio
di Renato Gioja.(diritti riservati)
Nella calda estate da trascorrere in città, viene spontaneo recarsi in un qualsiasi Centro Commerciale dove si è certi di trovare l’aria condizionata nelle zone comuni. Ognuno è consapevole che quella frescura artificiale è solo un’esca commerciale, uno strumento per attirare il visitatore ed indirizzarlo verso gli acquisti. Le merci vengono esposte, in bella mostra, nelle vetrine ed alla fine qualcuno comprerà qualcosa.
 
Come minimo si sosta ai tavoli di un bar o si prende un gelato. Perché stare fuori quando dentro si sta freschi?
 
Ma non è tutto facile, succede che l’affluenza è tale che parcheggiare l’auto nel sotterraneo diventa davvero un problema. Bisogna affrontare la difficoltà di trovare un posto libero, una volta avvistato un posto essere attenti a precedere altri automobilisti. Insomma una vera gara di attenzione e di rapidità.
 
Il signor Del Vecchio, rivolto alla famiglia:
 
Avvertitemi se vedete qualche vuoto tra le auto. Potrebbe esservi una moto, ma potrebbe essere uno spazio libero.
 
Giacomo: Papà, ho visto un signore con le chiavi in mano. Però non so se ha parcheggiato o se sta andando via.
 
Del Vecchio: Bravo. Bisogna sia individuare i vuoti tra le auto parcheggiate ma anche i segnali premonitori, come potrebbe essere un signore che ha le chiavi in mano..
 
La moglie: “Segnali premonitori”, quanto parli difficile!
 
Del Vecchio: Vero. E’ perché mi sto innervosendo. Poi, quasi parlando a sé stesso: Quando si intravede una persona che ha le chiavi in mano, si spera che vada via, ma quando questi invece si avvia alla scala mobile, pazienza, bisogna trovare un’altra occasione. Il pedinamento è stato inutile!
 
Rivolto alla moglie: Alla fine un posto libero si trova, ma bisogna essere un po’ fortunati ed essere molto pazienti.
 
La famiglia Del Vecchio ancora non sapeva che quella loro ricerca avrebbe provocato un alterco con una ragazza maleducata.
 
Era d’estate, un sabato pomeriggio, cioè il momento di massimo affollamento.
 
I Del Vecchio abitavano in provincia, appena a ridosso di Roma, ma, come lavoratori pendolari, la loro vita quotidiana si svolgeva comunque in città. Avevano scelto di spostarsi in una località di provincia per godere di quelle sane caratteristiche di vita che in genere distinguono quei luoghi; in particolare la vicinanza sociale e la disponibilità di maggiori spazi. In genere il week end era di tutto riposo, ma quel sabato pomeriggio l’intera famiglia si era messa in macchina per recarsi a Roma per fare acquisti. Non erano in gita di piacere, ma avevano l’esigenza di trovare maggiori offerte di abbigliamento rispetto ai negozi abituali.
 
E così anche quel giorno, benché non lavorativo, dovettero percorrere la strada di tutti i giorni per giungere al Centro Commerciale ed essere pronti ad affrontare, come tutti, la ricerca di un posto di parcheggio. Il Del Vecchio stava percorrendo lentamente la corsia centrale mentre la moglie e i figli davano un’occhiata alle fasce laterali per individuare un posto vuoto.
 
“Eccolo! Lì c’è un posto.” L’avevano individuato ed ora bisognava fare un po’ di marcia indietro e immettersi nella fascia. Però, arrivati all’altezza del posto auto, trovarono l’accesso impedito da una ragazza che li avvertiva che quel posto era occupato.
 
Del Vecchio: Scusi, ma non è previsto che questi posti auto possano essere prenotati.
 
La ragazza, con tono arrogante: Non mi interessa, ora viene papà ed io gli tengo il posto.
 
Al Del Vecchio quel tono non piaceva. Lui era una persona che difficilmente si adirava ma non sopportava le prepotenze.
 
Del Vecchio: Signorina, scusi, per cortesia, si sposti, mi faccia entrare.
 
E, rivolto alla moglie: Ma guarda un po’ questa indisponente! Non so cosa fare. Ma dove sono le persone che sta aspettando? Fossero qui, almeno potrei parlare col padre.
 
La ragazza si era messa proprio a ridosso del muso della macchina e quasi li sbeffeggiava spavalda.
 
A questo punto il Del Vecchio si arrabbiò ed avanzò di qualche decimetro ma poi, coscientemente, spense il motore e scese dalla macchina.
 
Proprio in quel momento arrivò il padre della ragazza.
 
Ecco, meno male. Vediamo che dice! Pensò il Del Vecchio.
 
Anche sua moglie ora era scesa dalla macchina, mentre i figli restavano all’interno.
 
La ragazza, sicura di sè: Ecco papà! Ora vedrete!
 
Infatti, si avvicinò una persona molto distinta che prese la ragazza sotto braccio per allontanarla.
Nel passare, il signore, rivolto al Del Vecchio:
Scusi l'esuberanza. Questa gioventù é imprevedibile!
Invece, la ragazza nel passare davanti alla famiglia Del Vecchio, disse, sprezzante:
 
Avete vinto ed ora tornate al paese da dove siete venuti!
 
Essere apostrofato in quel modo! Il Del Vecchio era rimasto male di questa frase ma volle replicare educatamente.
 
Del Vecchio: Ma che sta dicendo?
 
A questo punto il padre della ragazza si fermò e, rivolto al Del Vecchio:
 
Le ho chiesto scusa, perché dice questo?
 
Del Vecchio: Ma, cosa ho detto?
 
Il padre: Lei ha detto a mia figlia “ti sto maledicendo”
 
Del Vecchio: Ma, no! Ho detto “ma che sta dicendo”
 
Il padre: Guardi che io ci sento bene.
 
Del Vecchio: Mi dispiace, ma questa volta ha sentito male. Le assicuro su ciò che ho detto.
 
E così finì quella breve scaramuccia nel parcheggio in cui però si configuravano la maleducazione e l’arroganza della ragazza, il tentativo di rivincita di un padre conscio delle caratteristiche della figlia, il nervosismo contenuto del Del Vecchio.
 
Comunque parcheggiarono e incominciarono la loro passeggiata tra i negozi alla ricerca di vestiti e di offerte convenienti.
 
Ciò che rimaneva era la tensione. Stavolta che erano venuti in città per trascorrere un pomeriggio tranquillo, lontani dal lavoro, si erano invece trovati coinvolti in una disputa finita con una frase di dispregio, detta nei loro confronti, da una ragazza maleducata!
 
Non era normale, non era bello, non era giusto!
 
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LA RIBELLIONE verso l'autore del racconto.
 
Forte di quest’ultima sua considerazione, il Del Vecchio uscì dal racconto e si rivolse all’autore, Renato:
 
Ehi tu! Non puoi scrivere sul computer a nostro danno! Ci hai creato difficoltà nel parcheggiare l’auto, ci hai fatto dileggiare dalla ragazza, ho dovuto accettare che il padre facesse finta di non aver capito la mia frase!
 
In tutto questo chi ci ha rimesso è stata la mia famiglia! Vergognati!
 
L’autore: Scusa, non volevo offendere nessuno. Quella ragazza mi ha preso la mano con la sua esuberanza volgare.
 
Del Vecchio: Quella volgarità l’hai inventata tu, sei tu l’autore! Potevi trattarci meglio, e non l’hai fatto! Perché ci hai fatto prendere la macchina vecchia e non l’altra? Perché la camicia a fiori? No, caro autore, così non va bene!
 
L’autore: Credo tu abbia ragione. Ora rettifico.
 

LA RETTIFICA dell’incontro con il padre.
 
Infatti si avvicinò una persona molto distinta che si scusò per l’accaduto e prese la ragazza sotto braccio per allontanarla. La ragazza nel passare davanti alla famiglia Del Vecchio, disse, conciliante:
 
Scusate, papà è una persona abitualmente educata. Io invece ho un carattere un po’ più aggressivo, però devo riconoscere che a volte dovrei rivedere il mio atteggiamento.
 
Il Del Vecchio era rimasto male per quell’episodio, ma accettò
 
la giustificazione della ragazza. Aveva riconosciuto l’errore.
 
Del Vecchio: Ognuno ha il suo carattere, importante è l’autocontrollo.
 
A questo punto il padre della ragazza si fermò e, rivolto al Del Vecchio:
 
Scusi, scusi tanto.
 
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IL FINALE
 
La moglie: Però, quella ragazza, da maleducata, ha poi riconosciuto il suo errore. Hai fatto bene a non reagire. Con gente così, è meglio lasciar perdere.
 
Il marito: Già, però il padre la conosce bene. Hai visto come l’ha subito tirata via. Quella gente ha bisogno di scaricare i propri problemi di coesistenza familiare. Quella ragazza certamente rappresenta un’anomalia anche per loro, non li invidio. Hai visto che gli altri non sono scesi dalla macchina? Conoscevano il problema!
 
Però il Del Vecchio era pensieroso. Era stato etichettato, in senso dispregiativo, “di paese” cioè in romanesco “burino” e questo non gli piaceva. Rivolto alla moglie:
 
Senti, però anche noi! La prossima volta che veniamo al Centro commerciale vestiamoci meglio e prendiamo l’altra macchina. Forse quella ragazza non si sarebbe permessa se non mi avesse visto in jeans e camicia a fiori e con una macchina vecchia di tanti anni. Hai visto il padre, vestiva con giacca e cravatta. Anche noi vestiamo bene durante la settimana, quando andiamo in ufficio, ma oggi credevamo di poterci liberare dagli schemi.
 
La moglie: Ma lascia perdere. . . non ti fare coinvolgere nel pregiudizio. Lunedì metterai la cravatta ma non ti illudere che qualcuno prenoti un posto di parcheggio per te! Anzi potresti trovare qualcuno in jeans e camicia a fiori disposto ad…. insegnarti l’educazione!
 
Se la gente giudica le persone per come vestono, povera Società!
 
Il Del Vecchio: Vero. Hai ragione. La stranezza è che se un ricco veste da povero è chic, ma se un povero dovesse vestirsi da ricco, resterebbe un povero!
 
Renato Gioja
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