LA CADUTA DEL REGNO DI NAPOLI: La vicenda di Francesco II
(desunto da letture ed in particolare da una pubblicazione di A. Caruso)
Francesco era stato educato con forte tendenza religiosa, era corretto e rispettoso. Si era trovato sovrano a soli 23 anni e mai avrebbe potuto immaginare gli eventi che avrebbero caratterizzato il suo Regno. Ereditava un sistema statico nella sua organizzazione e, pur se avesse voluto, non avrebbe avuto il tempo di attuare riforme sostanziali e mai si saprà se ne avesse avuto la capacità. Già il giovane monarca era stato sensibile alle esigenze del popolo avviando opere pubbliche e venendo incontro alle esigenze più immediate dei meno abbienti facendo scendere il prezzo del pane attraverso la diminuzione della tassa sul macinato. Purtroppo il suo periodo di regno avvenne in un momento storico cruciale iniziato con l’invasione armata della Sicilia (spedizione dei Mille) a cui bisognava dare risposta immediata e risoluta trattandosi di un atto non legittimato da dichiarazione di guerra ed attuato da fanatici (così sembravano le camicie rosse) che, come successe a Calatafimi, erano tenaci nel combattere anche a fucile scarico o senza. C’era quindi bisogno di decisioni imperative e ciò non era nella formazione mentale di Francesco anche tradito, si dice, dai responsabili militari (che saranno comunque premiati assumendo elevati incarichi nel nuovo esercito italiano) e male consigliato a corte. Il suo carattere rispettoso, certamente encomiabile per la persona ma debole per un reggente, lo portò a non essere adatto a proteggere il Regno e quando fu al bivio se difendere Napoli con le armi, per amore dei sudditi preferì lasciare la città a Garibaldi ed evitare distruzione e lutti. Il ricordo di Palermo, ove i combattimenti corpo a corpo erano stati di una violenza inaudita gli fece fare una scelta che salvava i sudditi e la città. In questo periodo Francesco assunse più determinazione negli aspetti militari ma ciò non cambio le abitudini dei suoi generali. Dopo la battaglia sul Volturno, si ritirò a Gaeta e da qui inviò un ultimo accorato messaggio alla popolazione in cui giustificava i suoi comportamenti, accusava di tradimento i suoi collaboratori, citava le sue proposte federative rivolte a Vittorio Emanuele rimaste interlocutorie, avvertiva il popolo circa la sudditanza ad un Re straniero che neanche conosceva il Sud. Quando cadde la fortezza di Gaeta alloggiò a Roma presso Pio IX e poi a Palazzo Farnese, che era una proprietà dei Borboni. Abbandonato dalle monarchie europee, si trasferì a Parigi senza grandi mezzi economici e con grande onore rifiutò di rinunciare alle pretese dinastiche sull’ex Regno in cambio della restituzione dei beni lasciati a Napoli e confiscati da Garibaldi. A Parigi, con la moglie Maria Sofia (sorella della famosa Sissi) visse una vita normalissima.
Francesco si recava per cure alle Terme di Arco di Trento (allora Austria) e lì morì in anonimato (era conosciuto come il signor Fabiani) all’età di 58 anni, nel 1894, e solo in quel momento gli abitanti del luogo seppero chi fosse quel signore educato e cordiale che frequentava il loro abitato e che conoscevano come un cittadino qualunque. Le spoglie di Francesco II sono attualmente a Napoli nella chiesa di Santa Chiara unitamente a Maria Sofia ed alla piccola Maria Cristina morta a soli tre mesi.