Il terremoto del 1980 in Campania e Basilicata - Racconti, cultura, collezionismo, articoli

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40 anni dal terremoto del 1980 in Campania e Basilicata.
di Renato Gioja
Una storia triste è quella del terremoto in Campania e Basilicata del 1980, un evento che causò 2.900 morti recuperati ma non è noto quanti siano stati i “dispersi”, migliaia di feriti, 300.000 senzatetto, interi paesi rasi al suolo. Questo evento sismico avvenne il 23 novembre 1980, di domenica sera, mentre la TV trasmetteva la partita di calcio tra Juve ed Inter. Era una serata tranquilla nei pacifici borghi dell’Irpinia e della Basilicata ma all’improvviso il tremolìo, i crolli, le persone sepolte dalle macerie. Il tutto in una nebbia di polvere che rendeva per i sopravvissuti l’aria irrespirabile. Le scosse provocarono lesioni ai fabbricati anche nel napoletano e furono avvertite fino a Roma come in Sicilia. Sembrava tutto incredibile. Si sapeva della sismicità di tutta quella vasta area ma quella violenza che spaccò la terra a 15 km di profondità non era immaginabile. Le mura fatte di pietre e calce si spezzarono, i tetti caddero.  Benché il sisma fosse stato avvertito in tutto il Sud, le prime notizie dei telegiornali non descrivevano la gravità dell’evento probabilmente perché l’intero sistema delle comunicazioni era stato gravemente danneggiato. Fu sconcertante la mancanza di organizzazione nei soccorsi che non furono avviati con la necessaria sollecitudine, non si sapeva cosa fare, non c’erano mezzi, le iniziative erano individuali, ove possibile guidate dai Sindaci. C’erano persone sotto le macerie e si scavava a mano per salvarle. La Protezione Civile era un ente realizzato solo nelle aule parlamentari già da 10 anni ma non aveva operatività per mancanza delle norme di attuazione. Un esempio encomiabile avvenne nel cantiere per la costruzione della diga di Conza della Campania dove, dopo un viaggio rocambolesco, giunse da Roma l’ingegnere dirigente d’area per coordinare insieme ai responsabili del cantiere immediate attività di  supporto ai mezzi dell’Esercito, fornendo anche alloggio alle famiglie nei prefabbricati del cantiere ed allestendo una cucina da campo. Nelle istituzioni fu il Presidente Pertini che dette il necessario impulso alle attività di soccorso che languivano per lentezza e mancanza di mezzi. Noto per la sua praticità e chiarezza, il secondo giorno dall’evento il Presidente volle recarsi sul posto constatando direttamente i danni, la carenza degli aiuti, la disperazione della gente. Pertini dette una scossa a tutta l’Italia e fu una sequenza di iniziative, di interventi di persone e di gruppi operativi. Il presidente richiamò le istituzioni alle responsabilità, fu rimosso il Prefetto di Avellino. Per la ricostruzione furono stanziati oltre 50.000 miliardi di lire, sorsero dubbi su taluni comportamenti di esponenti politici ed amministratori ma poi ogni accusa cadde. Ormai sono trascorsi 40 anni e sono in tanti a ricordare quella triste notte come avvenuta da poco tanto viva è la memoria dell’accaduto, delle distruzioni, della successiva migrazione da quei luoghi. Nel quarantennale dell’evento, assume gran valore l’attestato con cui il Comune di Conza della Campania ha voluto ricordare l’intervento e l’impegno prestato dai dirigenti, dai tecnici e dalle maestranze dell’Impresa  Ferrocemento a cui ha rivolto ringraziamenti, stima e perenne riconoscimento. Tutto passa, si ricostruiscono le case e le infrastrutture ma spesso si abbandonano gli antichi borghi per creare a valle insignificanti agglomerati urbani, le attività economiche ripartono ma lo sgomento e la  tristezza restano in chi ha vissuto quella devastante esperienza. Avvengono le ricorrenze, si ricordano i fatti, si citano i morti, tutto diventa storia di questa dignitosa gente del sud che non si aspettava un evento tanto drammatico.
LIONI (AV)- foto originali esclusiva G. R. Mitrione
     
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