Terremoto Irpinia 1980 Parte 1^ - Racconti, cultura, collezionismo, articoli

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Ing. Gianfranco Castellano. Il terremoto in Irpinia del 1980.
Terremoto in  Irpinia domenica  23 novembre 1980 alle ore 19.20
Sono nato a Udine il 22 ottobre 1940, al momento del terremoto avevo quindi 40 anni ed ero un dirigente della Ferrocemento SpA, responsabile del cantiere di Conza della Campania per la costruzione della diga sul fiume Ofanto. Ero coadiuvato dall’ing. Franco Giorgetti e dal Geom. Gino Cappelletti, capo cantiere. Avevo abitato a Lioni dal 1974 al 1978 ed al momento del terremoto abitavo a Roma. La mia testimonianza sull’evento è suddivisa in tre parti: 1) Le prime 30 ore, 2) dal martedì 25 novembre a venerdì 28 novembre, 3) dal 29 novembre al Natale 1980. -----

1)   Le prime 30 ore  ( da appunti scritti qualche mese dopo )
Premessa. Queste memorie le ho scritte a tre mesi di distanza dai fatti, per ricordare un avvenimento tragico e nell’intento di cercare di “scacciare“dalla mia mente i  ricordi che si riaffacciavano continuamente come se non volessero essere cancellati dal tempo che passa. A spingermi alla scrittura fu un consiglio di un mio zio, ing. Armando Cristofaro già colonello di Stato Maggiore durante la seconda guerra mondiale e addetto militare a Budapest, che mi diceva che quando una persona è stata testimone di fatti eccezionali e drammatici doveva scrivere una memoria per non essere tormentato dai ricordi. In questo modo il cervello “mollava“ il continuo ripasso  automatico. Mi auguro pertanto che una volta scritte queste memorie, i fatti che ho vissuto possano cessare di ripresentarsi in ogni momento di rilassamento. E’ comunque giusto che, essendo stato spettatore di una tragedia così immane, io scriva questi appunti al fine di lasciare la mia testimonianza con ricordi nitidi e precisi, direi minuto per minuto, relativi alle prime 30 ore ed ai giorni immediatamente successivi. I fatti che mi accingo a descrivere mi sembrano accaduti ieri ed ora li posso valutare in modo più distaccato anche considerando che al momento del terremoto la Protezione Civile, come istitutuzione, non esisteva. Comunque nella mia esposizione risulteranno evidenziati fatti in cui spesso emerge l’egoismo dell’uomo più che l’altruismo, l’incapacità più che la capacità, la disorganizzazione più che l’organizzazione. Ho visto però anche molti esempi di abnegazione di singoli mentre i vertici spesso difettavano o erano impreparati. E’ chiaro che una catastrofe del genere così improvvisa trova tutti impreparati, ma dei molti che si sono prodigati non è stato detto nulla mentre di altri che potevano fare e non hanno fatto si tessono gli elogi e ciò è negativo e non aiuta a formare la mentalità più idonea in uomini che forse un giorno potranno trovarsi in circostanze simili. E’ chiaro che la mia testimonianza è quella di un individuo che per circostanze fortuite ha avuto modo di trovarsi totalmente coinvolto in quell’evento.
Ho vissuto a Lioni per 4 anni dal 1975  al 1978 e dopo ho continuato a  frequentare la zona con frequenza settimanale. Il 23 novembre mi erano quindi ben note le persone, le situazioni della viabilità, le strade per accedere e quelle chiuse per lavori ed in genere tutto ciò che poteva offrire quella zona. Veniamo alla cronistoria dei fatti.
23 novembre domenica sera. Sono a casa a Roma ed ho in programma di partire il lunedì mattina in auto per Conza, come quasi tutte le settimane, ed inoltre il 28 devo arrivare anche in Calabria per ricevere, con procura specifica, la consegna dei lavori della Diga del Metramo, un appalto di 67  miliardi di lire vinto dalla FE.Lo.VI. (Ferrocemento, Lodigiani, Vianini).
Ore 20.00 - ll telegiornale comunica che c’è stato un terremoto sentito nella zona sud di Roma che ha provocato 5 feriti leggeri. Afferma poi che la scossa è stata sentita anche a Napoli
Ore 21.00 - Successivi notiziari dicono che a Napoli è crollato un palazzo.
Ore 21.30 - La Tv si collega in diretta con l’ospedale di Potenza dove si vedono affluire i primi feriti. Viene detto che l’epicentro del terremoto è a 12 Km a sud di Eboli per cui inizio a preoccuparmi per la zona di Conza della Campania.
Ore 22.00 - telefono a Napoli dove vive la madre di mia moglie, ma non ci riesco perché le linee sempre occupate. Telefono nella zona di Conza, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, cerco il comandante dei CC, capitano Pecora , che conoscevo, (apprenderò poi che i Carabinieri  erano tutti morti nel crollo della Stazione dei CC  come pure il  giovane Sindaco Di Sant’Angelo dei Lombardi, avv.to Castellano), Prefettura di Avellino niente…segnale di occupato oppure rispondono abbonati di Roma.
Ore 22.30 - Arrivano dalla Tv notizie drammatiche da Balvano PZ. Il parroco comunica che è crollato il tetto della Chiesa durante la funzione. Numerosi morti e feriti. Si parla di crolli a Napoli, Potenza ed Avellino
0re 22.30-23.00- La Tv trasmette una serie di notiziari con le notizie che arrivano dalle zone terremotate. Si parla di epicentro vicino a Battipaglia. Chiamo l’ing. Tommaso Buttiglione, direttore dei lavori della diga di Conza che vive a Bari. Riesco a parlargli. Mi dice che la scossa si è sentita anche a Bari ed è stata molto forte. Mi dice che alla TV locale sta parlando il prof Vincenzo Cotecchia, geotecnico di fama, che ben conoscevo e che accenna ad un epicentro del terremoto nella zona del Vulture. Lo chiamo ci parlo …non ha alcuna notizia di Conza.
Ore 23.00 – Arrivano notizie  sempre più drammatiche dalla radio e dalla Tv.
Ore 24.00 – Chiamo il 113 chiedo notizie di Conza e di Lioni. Comunico chi sono e che ho tanti amici, dipendenti e conoscenti in zona e vorrei avere notizie sui paesi. Dopo qualche minuto mi chiedono se ho parenti nella zona. Confermo di non avere parenti ma molti conoscenti. A questo punto mi comunicano che si ha notizia certa che il centro di Lioni è crollato. Data la gravità della notizia mi qualifico meglio e dico che sono a disposizione per dare notizie utili sulla zona. Mi passano il Ministero degli Interni.
Ore 00.15 – Al Ministero degli interni mi si dice che è riunito il Comitato per la Protezione Civile. Mi qualifico come ingegnere conoscitore della zona, mi passano un certo dottor Sapienza (? ) gli comunico che sono a loro disposizione per recarmi subito al Ministero.
Possono utilizzare il cantiere per attrezzarlo a pronto soccorso; posso andare per indicare le vie di accesso alla zona e altre notizie utili. Dico che la strada da Avellino è interrotta per i lavori in corso….. Mi risponde che è prematuro ( ! ),che non hanno notizie precise, che bisogna aspettare il giorno, affinché  gli elicotteri possano vedere la situazione. Chiedo se hanno notizie sulla viabilità perché desidero partire subito e mi risponde che non ne hanno e che comunque è sconsigliabile andarci. Gli lascio il mio numero del telefono qualora durante la notte avessero bisogno di me, mi chiamino pure. Non mi chiama nessuno dal Ministero, mi chiama invece la sorella dell’ing. Franco Giorgetti, il quale vive a Lioni con la famiglia, per sapere se ho notizie di lui. Purtroppo no
Ore 1.00 – Nonostante l’ora tarda, chiamo a casa a Roma il mio superiore nell’impresa l’ing Paolo Bruno per chiedere il da farsi. Non aveva notizia del terremoto. Gli comunico che ho la sensazione che sono successe cose molto gravi a Conza e Lioni. Decidiamo comunque di aspettare ulteriori aggiornamenti.
Ore 1.30 – Alla radio e alla Tv continuano notiziari con notizie drammatiche si parla di 20-30 morti nella zona di Potenza. Ascolto tutte le notizie. Nessuna notizia da Napoli dove vive la madre di mia moglie. Mi sdraio sul letto vestito, pronto per partire.
Ore 6.00 – Decido di partire subito per Conza. Riempio 2-3 valigie con generi vari, indumenti ed alimenti anche dati da amici che abitano nel mio palazzo tra cui l’ing. Piero Cervone.
Ore 6.45 – Prima di partire richiamo l’ing Bruno che mi dice che è opportuno che vada a vedere la situazione dei nostri collaboratori (tra impiegati ed operai oltre cento persone). Parto velocemente c’è molto traffico ordinario in città, suono il clacson e passo con cautela i semafori rossi. Sul raccordo anulare cerco di farmi largo ma c’è molto traffico come sempre.
Ore 8.00 - Sull’autostrada a sud di Roma sorpasso un autofurgone della CRI proveniente da Como con un cartello sul retro con scritto “per i terremotati di Balvano“ e poco più avanti lo fermo sull’autostrada. Il mezzo è guidato da un militare ed accanto vi è un tenente della CRI (Corniani ?) gli chiedo di rinunciare a Balvano e di seguirmi in una località meno nota in cui ritengo ci sia maggiore bisogno di aiuto anche se non se ne parla. Mi dice che per lui va bene, ma deve chiedere l’autorizzazione. La chiede al bivio di Nola e via telefono gli viene subito concessa. Mi segue. il mezzo è carico di medicinali e soccorsi vari. Penso che potrà essere molto utile a Conza, a Lioni ed in zona. Il tenente mi dice anche che sono partiti a mezzanotte da Como verso Balvano, l’autista è pertanto stanco e mi invita a non andare troppo forte. Mi dice di aver maturato esperienza nel terremoto del Friuli.
Ore 8.30 – Durante il viaggio ascolto l’emittente radio della RAI che continuava con le normali trasmissioni di musica. Ad un certo punto trasmettono una canzone “Oggi è una bella giornata…..” e si dilungano con polemiche sterili sui soccorsi. Giungono inviti sempre più pressanti da parte degli ascoltatori di fare un uso più consono della radio date le circostanze. Vi sono repliche da parte dei conduttori che respingono le proteste dicendo che capiscono la situazione ma il servizio deve proseguire. Segue un coro crescente di proteste e quindi a furor di popolo cessano finalmente i programmi musicali. Poteva essere molto più utile che alla radio pubblica fossero date notizie per il soccorso ai superstiti che si trovavano da soli e senza aiuti a soccorrere i feriti. Questa è stata la sensibilità della Rai, divenuta poi fortemente critica nei confronti della gestione dei soccorsi. Inizia infatti subito la polemica in chiave politica mentre vengono fornite notizie approssimative sull’epicentro del terremoto, prima Battipaglia poi il Cilento.
Ore 10.15 – Stazione di Servizio di Avellino tra l’uscita Ovest ed Est.  Mi fermo e chiedo ad una macchina della Polizia di mettermi in contatto con la Prefettura di Avellino. Dopo una serie di tentativi mi viene passato un funzionario a cui mi qualifico e segnalo che possono utilizzare il villaggio del cantiere composto da una serie di baracche metalliche, senz’altro intatte, in cui allestire velocemente un pronto soccorso per tutta la zona. Mi dicono ok “requisito“. Affermazione che non avrà poi alcun seguito.
Nel parcheggio della stazione di servizio ci sono molte macchine con dentro famiglie intere.
Proseguiamo sull’autostrada verso il casello di Grottaminarda per uscire ed andare verso Lioni. La strada da Avellino che passava per Castelvetere era infatti chiusa ed interrotta per grossi lavori in corso da prima del terremoto. Nel tratto di autostrada sorpasso una lunga colonna di mezzi di soccorso che vanno in direzione di Bari. Con mia sorpresa poco dopo incrocio una analoga colonna che procede in direzione di  Napoli ! Mi vengono i primi atroci dubbi sull’organizzazione dei soccorsi! Usciamo al casello di Grottaminarda, non ci sono auto, sempre seguìto dalla macchina della CRI. Gli esattori non chiedono il pedaggio.
ore 11.15 – Mi dirigo con la macchina verso Sant’Angelo dei Lombardi, a forte andatura, sempre seguito dalla macchina della CRI,. Il tenente mi raggiunge e mi sorpassa e, agitando la paletta, cerca di rallentare lo scarso traffico contrario. L’autista della macchina della CRI è molto stanco e subisce un tamponamento e poi un altro lieve incidente. Attraversiamo il paese di Frigento, non si vedono apparenti danni alle case mentre gruppi di uomini sono per strada fermi a guardare. Mi domando perché invece non vanno verso le zone in cui ci sono stati i crolli, a pochi chilometri di distanza, dove ci sono centinaia di persone sepolte vive sotto le macerie. Questo resterà sempre per me un mistero (si trovano a pochi Km da Sant’Angelo dei Lombardi !). Passo sulla strada a valle dell’abitato di Sant’Angelo dei Lombardi e noto che non c’è nessuno. La mattina è tersa piena di sole non si vedono auto né mezzi di soccorso. Un deserto totale. A lato della strada una donna anziana cammina come inebetita. Proseguiamo verso Lioni.
Ore 12.00 – In prossimità di Lioni, lungo la strada vedo palazzi e case crollati e all’ingresso del paese un gruppo di 40-50 uomini è sulla strada in attesa di soccorritori e di soccorsi. Riconosco il Sindaco Gioino ed altri, arriva anche il superiore del convento di San Rocco il francescano Padre Roberto, sono tutti bianchi di polvere perché hanno scavato tra i calcinacci, insanguinati e con i visi stravolti. Posso solo abbracciarli. Chiedo notizie dei nostri tecnici. L’ing Franco Giorgetti è vivo, come pure il geom. Gino Cappelletti e le loro famiglie. Mi dicono che a Conza sono morti il Rag. Raffaele Farese ed il geom. Angelo Petroizzino. Mi dicono che è stato un disastro terribile e solo a Lioni ci sono centinaia di morti. Lascio a loro le mie valigie di materiale di soccorso. A questo punto debbo fare una scelta se darò il mio aiuto a Lioni, dove ho vissuto 4 anni con la famiglia, o a Conza dove c’è il cantiere della diga e dove posso mettere a disposizioni personale, alloggi, escavatori, autogru e vari mezzi di trasporto ed, ovviamente, scelgo Conza. Proseguo in auto attraversando il paese di Lioni, case crollate, macerie sulla strada. Si intuisce che sotto le macerie ci sono molte persone morte e feriti in attesa di inesistenti soccorsi. In certi punti si passa a malapena. Davanti all’albergo ristorante Alfonsina vedo che le sorelle sono vive ma l’edificio è parzialmente crollato. Poco più avanti c’è una pala cingolata che cerca di aprire un varco sulla strada. Proseguo e vedo la casa dove vivevo (di Antonio Caranese) leggermente danneggiata e poco più avanti c’era, intatta, la casa che avevo costruito per abitarci. Era perfettamente integra perché con l’Ing. Giorgetti l’avevamo progettata antisismica solo 3 anni prima. Il tenente medico con la macchina della CRI ora si fermava a Lioni e so che è stato impegnato facendo iniezioni di morfina ai numerosi feriti.
Fine della prima parte. Ing. Gianfranco Castellano
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